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Depressione Roma

La Depressione

La tristezza, più o meno accentuata, il senso di inutilità e malinconia nei confronti delle cose e della vita, bene o male hanno colpito un po’ tutti.

Quando, comunque, questo senso di tristezza è molto accentuato e si protrae per periodi abbastanza lunghi ci troviamo di fronte ad un disturbo psichico ben preciso: la depressione. La depressione rappresenta uno dei principali problemi sanitari dei nostri tempi ed oltre ad essere una grave causa di sofferenza umana, può portare, come effetto secondario, al suicidio.

Un elevato numero di individui colpiti da una delle forme di questo disturbo psichico, affolla gli ospedali e le istituzioni psichiatriche, gli ambulatori e gli studi medici.

Per depressione si deve intendere tutto un insieme di sintomi che consistono in umore triste e “abbattuto”, mancanza di interesse e carenza di impulsi sessuali, inibizione motoria, disturbi del sonno, troppo o troppo poco appetito, desiderio di morire.

Il prof. H.S. Akiskal, Direttore del Dipartimento di Psichiatria dell’Università di Menphis, sostiene che per poter parlare di depressione vera e propria debbono manifestarsi, per un certo numero di settimane, almeno quattro dei sintomi sopracitati.

Fondamentalmente possono distinguersi due tipi di depressione: quella endogena, radicata nella costituzione dell’individuo ed ereditariamente determinata, provocata da un disturbo dei “neuro-mediatori” (adrenalina e serotonina) che mantengono in attività le cellule nervose; quella reattiva, che invece possiamo definire una depressione di tipo nevrotico e che rappresenta, come il termine stesso esprime, una reazione dell’individuo nei confronti dell’ambiente circostante.

Nella depressione reattiva l’umore malinconico resta più o meno nei limiti; si tratta di un riacutizzarsi quantitativo della tristezza normale che si manifesta come reazione ad esperienze negative o/e a situazioni nuove che implicano un radicale cambiamento di abitudini (lutto, perdita del lavoro, cambiamento di città, nascita di un figlio, ecc.).

Ma come ci si accorge di essere depressi? Inizialmente può comparire l’insonnia con mal di testa e nausee; successivamente possono manifestarsi debolezza, astenia, perdita di peso, angoscia, irritabilità, difficoltà a prendere decisioni, mancanza di entusiasmo e di gioia di vivere.

La persona non è più in sintonia con il mondo che la circonda.

Per fare una diagnosi di depressione è necessario prendere in considerazione tutta una serie di sintomi che la persona manifesta relativi all’area comportamentale (concretamente cosa fa la persona durante la giornata), all’area cognitiva (cosa si dice, quali sono i suoi pensieri), all’area relazionale (con chi trascorre le giornate, con chi vive), all’area vegetativa (che sintomi fisici prova e con quale intensità e frequenza).

Oltre a un trattamento di tipo strettamente farmacologico, che esercita un’azione sui sintomi come depressione dell’umore, ansietà, inibizione psico-motoria, esistono altre forme di trattamento strettamente psicologiche della depressione che fanno uso di varie tecniche psicoterapeutiche. Tali tecniche si focalizzano più sulle cause che sul sintomo in senso stretto, pur mirando, ovviamente, alla riduzione di tutta quella sintomatologia che affligge la persona depressa.

Un trattamento psicologico per la depressione unifica in sé tre modelli specifici: quello interpersonale, quello cognitivo, quello comportamentale. Tutti e tre questi modelli hanno come finalità quella di aiutare il paziente depresso a ridurre i suoi sintomi in un arco di tempo di quattro mesi circa. Tale trattamento combinato prende il nome appunto di trattamento a breve termine della depressione.

Ciò che sta alla base dell’utilizzo di tali modelli è che si stabilisca una buona “alleanza terapeutica” con il paziente depresso. Stabilire una buona alleanza vuol dire: riconoscere al paziente di essere “malato”, spiegargli che tutti i sintomi da lui provati come la tristezza, il pianto, il non voler incontrare altra gente, il pessimismo, il credere di non poter guarire, sono tutti riconducibili ad una sindrome che è quella depressiva.

Nel corso della prima seduta il principale obiettivo del terapeuta sarà quindi quello di educare il paziente ai suoi sintomi ed aiutarlo a divenire sempre più “padrone” della sua depressione.

In tutti e tre i modelli citati, il terapeuta lavora “in prima linea” con il paziente facendo uso di tecniche specifiche. Ad esempio nel modello interpersonaleil terapeuta può mettersi al posto del paziente (tecnica di roleplaying, gioco dei ruoli) per mostrargli in tal modo il comportamento da lui assunto in certe situazioni e gli effetti di tale comportamento.

Nel modello cognitivo, una delle caratteristiche fondamentali è il cosiddetto “empirismo collaborativo”. Ciò vuol dire che entrambe le parti, terapeuta e paziente, lavorano insieme sui fatti e li verificano.

Al terapeuta spetta fondamentalmente il compito di insegnare al paziente depresso a reagire in modo più realistico ai problemi ed alle situazioni che apparentemente sembra non possano essere dominati, arrivando in tal modo ad una riduzione dei sintomi e, successivamente, alla loro scomparsa.

Dott.ssa Laura Bonanni
Psicologa Psicoterapeuta a Roma (RM)


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Dott.ssa Laura Bonanni

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