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Agorafobia

Fobico è chiunque ha paura di qualcosa che normalmente non dovrebbe essere pericolosa e che decisamente lo è per la persona in un dato momento. Quando si parla di fobia si è concordi nel considerarla una forma particolare di paura caratterizzata dai seguenti requisiti:

  • è sproporzionata alla situazione;
  • non può essere controllata mediante un’analisi razionale;
  • si pone al di là del controllo volontario;
  • conduce all’elusione della situazione temuta.                                    

Ciò che differenzia la fobia dalla semplice paura è la quantità presentata delle caratteristiche suddette.

Marks, in una sua monografia del 1969, ha esposto una classificazione delle fobie: egli le distingue in due diverse classi che si differenziano l’una dall’altra: alla prima appartengono tutte quelle fobie focalizzate su stimoli esterni al soggetto, alla seconda quelle focalizzate su stimoli interni.

Nella prima classe troviamo l’agorafobia, le fobie sociali, le fobie per gli animali e altre fobie specifiche di ogni genere.

Alla seconda classe appartengono le fobie per le malattie e quelle ossessive.

Il termine “agorafobia” ha origine dalle parole greche “phobos” (paura) e “agorà” (luogo di mercato), pertanto l’agorafobia risulta essere la paura per gli spazi aperti.

Secondo il DSM 5 ( Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, alla sua quinta edizione), i criteri diagnostici dell’agorafobia includono una paura intensa o ansia di due o più delle seguenti situazioni:

  • Utilizzare mezzi pubblici , ad esempio treni, autobus, aerei,
  • Essere in uno spazio aperto e ampio , come ad esempio un supermercato, un parcheggio, un ponte,
  • Essere in uno spazio chiuso di limitate dimensioni, ad esempio un teatro, un piccolo negozio,
  • Aspettare in coda, oppure essere tra la folla,
  • Essere fuori casa da soli.

Molti autori sono d’accordo nel considerare l’agorafobia una sindrome della donna che più raramente si presenta negli uomini.

La fase iniziale del disturbo spesso consiste in ricorrenti attacchi di panico. L’individuo sviluppa in anticipo la paura di avere un simile attacco quindi rifiuta di prendere contatto con una varietà di situazioni che sono associate a questi attacchi.

Non è la situazione esterna di per sé che gli agorafobici temono, né temono i pericoli intrinsechi a quella situazione, ciò che li preoccupa sono le paura per le proprie sensazioni fisiche inerenti all’ansia ed un potenziale attacco di panico.

Caratteristica di tali attacchi: tachicardia, palpitazioni, mancanza di respiro, formicolii, sudorazione, annebbiamento visivo. La situazione esterna può essere affrontata soltanto se si è sicuri di non dover sperimentare l’attacco fisico di panico.

Viene generalmente definito agorafobico colui che comunemente presenta mancanza di assertività (incapacità decisionale nell’esprimere un proprio pensiero), completa dipendenza dagli altri, immaturità, paura delle responsabilità, comportamento tendenzialmente ansioso.

L’agorafobia, come le altre forme di fobie, può essere trattata utilizzando una serie di tecniche. Tra queste, risultano più efficaci, le cognitivo-comportamentali. Ne citiamo alcune: il flooding, la desensibilizzazione sistematica, l’esposizione in vivo.

Con la tecnica del flooding, che letteralmente vuol dire alluvione, il fobico viene “immerso”, più o meno a lungo, nella situazione che provoca paura (senza potervisi sottrarre) con l’obiettivo di arrivare all’estinzione del comportamento temuto.

La desensibilizzazione consiste nella breve e ripetuta presentazione degli stimoli che provocano paura, quando il paziente presenta uno stato d’ansia contenuta.

La persona viene addestrata a rilassarsi completamente e quindi la si invita ad immaginare le scene temute. Inizialmente, quelle che producono meno ansia e successivamente quelle più temute.

L’esposizione in vivo consiste nel portare il paziente a contatto diretto con le situazioni e gli stimoli da lui temuti e nei luoghi di cui teme l’impatto per poter così verificare le proprie competenze all’interno del contesto reale.

Quali possono essere le cause che danno origine a tale disturbo? Teorici di varie scuole del pensiero hanno tentato di trattare l’eziologia dell’agorafobia.

Le due maggiori teorie sono quelle basate sul pensiero psicoanalitico e sulla teoria dell’apprendimento; una terza teoria si focalizza sugli aspetti costituzionali e psicosomatici del disturbo ed una quarta teoria considera i modelli patogeni dell’interazione della famiglia, come agente eziologico focale.

Ciò che si può rilevare è che mentre esiste una coincidenza fra le varie descrizioni cliniche relative alle difficoltà incontrate dai soggetti agorafobici, le formulazioni teoriche e i trattamenti ancora oggi divergono notevolmente.

Dott.ssa Laura Bonanni
Psicologa Psicoterapeuta a Roma (RM)


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Dott.ssa Laura Bonanni

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